Proviamo a ricordare da cosa è stato marchiato a fuoco quest’anno? Tutto sommato è facile: i numerosi talk show che rimestano i fatti fra – di massima – 4 ospiti schierati “a prescindere” e pronti a negare anche l’evidenza, rendono tutto semplice. Provo a farlo estrapolando lezioni, non certo per convincere qualcuno di come la pensi io.
Un tormentone è stato il “caso Ramy”. Cosa insegna? Al policemen che oramai è sempre più sotto la lente d’ingrandimento, e che per una frangia della popolazione è pure oggetto d’odio “senza se e senza ma”. Se nelle zone rurali e nei centri medi e piccoli vi è ancora considerazione e affetto, riconoscendo al tutore dell’ordine la titolarità a garantir sicurezza e aiuto, nelle città si son create sacche di aperta ostilità, che hanno oramai teorizzato anche una “sicurezza senza uniformi”. Per chi vuol credere a quest’ennesima fandonia funzionale a distruggere definitivamente un modello di società occidentale, per darla in pasto a qualcosa che arriva da un altro mondo, e che la polizia la ripristinerà, ma per servire il potere, non la gente.
Segue il “caso Garlasco”, che ha fatto la fortuna di commentatori, avvocati, psicologi e criminologi. Di queste ultime due categorie soprattutto se giovani, prive d’ogni esperienza e avvenenti… perché se non lo sapete il mestiere è riservato alle belle figliole. Sulla scorta della logica che basta tirar fuori un elemento dal cilindro per cambiare tutto. Spero solo che, in barba a tutte le montature elaborate da C.S.I. “Miami”, “New York” e “de’ noantri”, almeno il pubblico col sale in zucca abbia capito che gl’investigatori-scienziati da laboratorio la loro quota parte di fesserie la producono. Possono aiutare a concludere indagini, ma possono pure ingarbugliarle. Estrapolo dalla massa di rottami contorti proiettati da mille puntate TV che, se non ci sono elementi per condannare chi ha DNA compatibile alle tracce trovate SOTTO le unghie della vittima e per il quale uno scontrino di parcheggio anonimo privo di targa e nome basta a creare un alibi, forse fu ardito condannare chi ha DNA che non era compatibile con quello citato e repertato.
La magistratura, sovente criticata a prescindere, non è schierata. Lo sono alcuni dei suoi membri, ma il male risiede nell’arruolamento. Se i suoi componenti dispongono così tante perizie psichiatriche, riconoscendone la validità, perché non l’accettano per accedere nell’ordine? Se richiedono equilibrio e imparzialità a tutti, perché non accettano che chi abbia orientamenti “estremi” prima di far domanda, sia escluso? Due misteri? Mica tanto.
Gaza: i palestinesi non ci hanno guadagnato nulla, anzi! E ci vorrà molto tempo a restituire un po’ di confort alla loro vita. Non tanto perché pare convenga a tutti che abbiano vita grama. In compenso sappiamo che alle loro spalle c’è chi lucra fingendo di proteggerli, e chi spera ancora di lucrarci imponendo la pace dei villaggi turistici. Ad ogni modo perdita di tempo sforzarsi di dare torto e ragione: il più pulito lì ha la rogna.
La guerra dei Vladimir. Non l’ha ancora persa il comico felpato, ma ci è vicino. La sta vincendo a carissimo prezzo lo Czar. Serve all’Occidente perché l’orso le zanne se l’è spuntate. Ma è utile pure a Trump, come lo fu agli USA l’avventura afghana di Mosca del 1979-89, e all’URSS quella Stars & Stripes in Vietnam, dal 1962 (ma iniziata prima con piccoli numeri) al 1975. La inserirei fra le guerre di ciascuno dei colossi contro il nano di turno, per evitare un confronto diretto.
L’Europa arranca, fra la guerra dei Vladimir, quella di Gaza, e la deriva che ha preso in tema velleitario green. Mi chiedo se sia così ineluttabile che debba solo andare avanti nel processo unitario, benchè i colossi non le riconoscano autorevolezza. O che invece possa essere soggetta a processo di frammentazione, come avvenne a tanti imperi frutto di componenti eterogenee e conflittuali, compreso il sovietico. Aver creato una moneta unica non mi sembra collante indissolubile, mentre la ripetuta tendenza di Francia, Germania e – chissà perché ora che ne è uscita – Gran Bretagna, a tentare di far comunella a dispetto degli altri membri, potrebbe creare problemi di accettazione.
L’elettore italiano: ci ha abituato a stancarsi di chi è al potere e bocciarlo dopo un paio d’anni, talora “a prescindere”. Dimenticando che s’era scocciato allo stesso modo di chi c’era prima. Stavolta stranamente sembra proseguire nella direzione intrapresa alle politiche del 2022.
Il fascismo: non mi pare sia tornato. Fino a che Fazio, Littizzetto, Floris, Formigli, Ranucci, “Bianchina”, Landini, Schleyn, Boldrini, Albanese etc. non riceveranno tatuaggio e pigiama a righe, né faranno la triste fine di Giacomo Matteotti, dovremmo star sicuri. Peraltro, se si accetta che non torna, possiamo mai trasformarli tutti in cassintegrati?
Un anno e un giorno...
Scritto da carmelo burgio
Politica
31 Dicembre 2025
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