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Scritto da Redazione
Cultura
11 Aprile 2020

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Signora Truglio, lei è la titolare della libreria Ubik di Lucca, cosa ne pensa della decisione presa dal governo di riaprire le librerie in tutta Italia da martedì 14 aprile?

Sono arrabbiata e amareggiata. Già da alcuni giorni non riesco a dormire la notte proprio perché temevo che fosse presa questa decisione dopo l'appello fatto da molti intellettuali su giornali, social, televisioni che chiedevano a gran voce la riapertura delle librerie . Ma, chi ha fatto l'appello, ha mai lavorato in una libreria? Avrebbe un senso se questa richiesta l'avessero fatta i librai ma non è stato così. Sono state chiuse lo scorso anno più di 2500 librerie e io, per tirare avanti e pagare i tre dipendenti che lavorano con me ho sempre dovuto fare i salti mortali, come pensano che, in una situazione di emergenza come questa, dove alle persone mancano anche i beni di prima necessità, un'attività come la mia possa sopravvivere?

Lorenzo Fazio, direttore della casa editrice Chiarelettere, in una recente intervista fatta alla Gazzetta di Lucca, ha fatto però notare ai librai che, se non se la sentono di riaprire perchè ritengono di avere costi troppo alti, possono benissimo tenere le saracinesche abbassate, Lei cosa pensa di questa dichiarazione?

Fazio parla di riaprire le librerie e di far lavorare i librai che a loro volta devono pagare gli editori e questi infine saldare i fornitori. Proprio per questo motivo editori e librai dovevano essere uniti per chiedere a gran voce un finanziamento a fondo perduto da parte del governo. Invece, da quello che ha detto Fazio, sembra che a lui non interessino le nostre difficoltà. Mi meraviglia che un editore come lui, che si è sempre occupato di libri seri e di denuncia arrivi così velocemente a queste conclusioni, pensando al fatto che con la riapertura delle librerie , loro saranno nuovamente pagati. Ma lo sa che gli ultimi due anni sono stati difficilissimi per le librerie e, mentre loro vendevano in internet, noi eravamo con l'acqua alla gola? Riaprire vuol dire pagare prima di tutto i dipendenti, i contributi, l'affitto e le tasse. Gli editori dovrebbero stare sulla mia stessa barca e non sentirsi al di sopra. Io non ci sto a questo gioco al massacro. Hanno tirato la corda e ora si è spezzata.

Cosa le hanno consigliato quando ha deciso di aprire una libreria dieci anni fa?

Tutti mi dicevano che gli italiani non leggevano e questo era un punto fermo, quindi per invogliare, era preferibile scegliere una via di passo, una via centrale e chiaramente fondi di questo tipo hanno costi elevati senza contare che mio negozio ha poi due piani quindi necessita di più personale. Il mio sogno poi era di fare della libreria un luogo di cultura, aperto a vari appuntamenti, incontri con gli scrittori, come ho dimostrato di voler fare in tutto questo periodo, e ora, con l'emergenza coronavirus, questa parte non sarebbe possibile. Aveva più senso che il governo decidesse di far riaprire tutte le librerie a maggio, il rischio, riaprendo invece ora, è di trovarsi con dei debiti e di dover chiudere definitivamente.

Mi ha detto poco fa che negli ultimi due anni voi librerie eravate con l'acqua alla gola, qual è stata la causa?

C'è stata una legge, se non sbaglio del 2011, che consentiva sconti (anche del 15 – 25 per cento) per quanto riguarda i libri in vendita on line con cui noi librai non potevamo competere. Dal 13 febbraio di quest'anno è stata invece approvata una legge che dovrebbe facilitare le librerie indipendenti perchè porta gli sconti sui libri al 5 per cento per tutti. Sicuramente quindi c'è stato un miglioramento ma nemmeno con una legge del genere è facile avere dei guadagni.

Pensa di riaprire martedì 14 aprile?

Sinceramente non lo so. Sono in grossa difficoltà, è una decisione che non posso prendere con leggerezza. Per ora l'unica certezza è che martedì 15 aprile sarò nuovamente ospite in diretta sulla pagina Facebook di Mario Calabresi alle 17 nella puntata di #Casabresi e parlerò di questo argomento.

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