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Scritto da Redazione
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16 Giugno 2025

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Dietro l’armoniosa cornice delle antiche mura rinascimentali, la città di Lucca nasconde un labirinto di racconti mai del tutto svelati – come un sipario che si solleva a tratti. In questo angolo di Toscana, ogni mattone parla di strategie militari e delizie rinascimentali, ma anche di presenze sfuggenti e di storie che hanno scosso il cuore dei lucchesi e dei visitatori. Per chi cerca un pizzico di brivido o desidera scoprire trame sorprendentemente intricate, c’è anche un’occasione di svago moderno: SafeCasino Italia.

 

Segreti nascosti nelle pietre

 

Le mura di Lucca, un anello continuo di 4,2 chilometri, non furono mai assediate nell’accezione classica di guerra, eppure svolsero un ruolo cruciale nel tenere a bada le acque impetuose del Serchio durante l’alluvione del 1812. I baluardi furono rafforzati con materassi improvvisati, trasformando un’opera bellica in una diga provvisoria che salvò la città da una catastrofe naturale. Attraverso i camminamenti, oggi alberati, si ergono modesti ingressi segreti che un tempo consentivano sortite rapide dei soldati: alcuni si aprono ancor oggi solo a chi conosce l’antica toponomastica, rivelando cortili privati e orti nascosti.

 

Non tutti sanno che lungo la cortina meridionale si trova un bassorilievo enigmatico, chiamato la “Madonna dei Folli”: raffigura figure contorte e gesti grotteschi, attribuiti ai fraticelli che un tempo la veneravano (o forse la deridevano) per propiziarsi la salute mentale. La leggenda vuole che, chi sussurra una preghiera in dialetto lucchese davanti a questa pietra, possa liberarsi di un pensiero ossessivo – ma nessuno ha mai confermato se funzioni davvero.

 

Spettri e leggende oscure

 

Tra i più famosi spettatori silenziosi che ancora percorrono il perimetro di pietra, c’è il fantasma di Lucida Mansi, aristocratica vana e affascinante. La sua storia, tramandata dalle guide locali, narra di un patto col diavolo per mantenere la bellezza: trent’anni di giovinezza in cambio dell’anima, fino al tragico epilogo di una carrozza affondata nel lago di Villa Reale durante una notte di tempesta. Da allora, si dice che la sua figura eterea appaia nei pressi dei bastioni, alla luce della luna piena, con abiti settecenteschi che schizzano gocce d’acqua sul ciottolato.

 

Non è un’unica storia a nutrire l’immaginario collettivo: le antiche cronache raccontano di un misterioso tamburo che, senza un carnevale né una parata, suonerebbe in modo insistente alle prime ore dell’alba, vicino a Porta San Pietro. Le fonti rimangono frammentarie – forse un rito dimenticato, forse l’eco di un’antica guarnigione – ma è sufficiente una camminata mattutina per percepire un silenzio carico di aspettativa, come se un battito lontano stesse per esplodere.

 

Colpi di scena tra vicoli e palazzi

 

All’ombra delle strutture patrizie, Lucca si anima di aneddoti che sfiorano il grottesco. Nel XVIII secolo, il palazzo Pfanner fu teatro di una beffa memorabile: uno zecchiere volle dimostrare la propria virtù martellando l’oro delle monete, per verificarne la purezza, ma causò un boato tale da far tremare i cristalli delle finestre. La dimora, oggi rinomata per i suoi giardini barocchi, conserva un archivio di lettere dove il protagonista ammette: “La borsa è salva, ma la mia reputazione meno”.

 

Un altro coup de théâtre ha luogo sotto il loggiato di San Michele in Foro, dove una statua dell’Arcangelo – dotata di ali mobili – veniva animata da un meccanismo segreto: un assistente guizzava dietro la facciata manovrando corde invisibili per stupire i fedeli. Quel gioco di luce e movimento, oggi spento, ha lasciato impronte di ingegno rinascimentale che impressionano chi percorre la piazza, come un sipario che si alza e cala a intermittenza.

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