Politica
Giglio, i capigruppo: "Vergognosi gli attacchi dell'opposizione a Lazzarini"
Cecchini, Di Vito, Del Barga, Fava e Fagnani: "La minoranza strumentalizza uno sciopero per mettere in discussione le capacità professionali dell'Amministratore unico. Una follia organizzata, visto che il teatro con loro cadeva a pezzi in tutti i sensi"

Pro Vita & Famiglia contro le limitazioni ai manifesti stradali: “Lanciamo una petizione per garantire la libertà di parola”
“L’articolo 21 della costituzione parla chiaro: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Eppure, oggi uno di questi mezzi non è più libero: i manifesti stradali”. Questa è la denuncia che arriva da Pro Vita & Famiglia

Fratelli d'Italia denuncia: "A Capannori sicurezza fuori controllo, serve un intervento immediato"
La sicurezza non è questione di destra o di sinistra. E' un argomento che dovrebbe riguardare tutti e del quale ogni amministrazione dovrebbe occuparsi. Ognuno di noi,…

Per l'ex onorevole Emanuele Fiano i pro-pal votano a destra?
L’evoluzione della storia infinita del conflitto arabo-israeliano è in Italia fonte d’innumeri ribaltamenti della storia e della logica tradizionali. È toccato in passato a David Parenzo toccarlo con mano: lui giornalista schieratissimo a sinistra, si è visto impedire di presentare un suo libro e parlare all’Università La Sapienza di Roma, reo di essere ebreo e non condannare Israele

Il consigliere regionale della Lega Massimiliano Simoni saluta VIareggio e annuncia il suo impegno per la città
A pochi giorni dal mio insediamento ufficiale in Regione, desidero rivolgere un sincero ringraziamento a tutte le cittadine e i cittadini di Viareggio che hanno espresso fiducia nella…

Sciopero dei lavoratori del Giglio, il centrosinistra: “Il sindaco cacci Lazzarini”
Alla luce dell’annunciato sciopero dei lavoratori del teatro del Giglio per la giornata di mercoledì 29 ottobre, risulta fondamentale ricomporre immediatamente la crisi in corso, incontrando i lavoratori.

L'appoggio di Azione a Pardini, Andreuccetti (Pd): "Da Rosselli a Casapound, Calenda in confusione totale"
“Il partito erede di Rosselli - così come lo definisce il segretario Carlo Calenda - appoggia un’amministrazione il cui vicesindaco è di Casapound. Regna sovrana la confusione sotto…

Torre del Lago, Pardini (Lega): “Belvedere da ultimare e strade disastrate: caos totale”
«La situazione dei lavori pubblici a Torre del Lago Puccini ha superato i limiti dell'assurdo – dichiara il consigliere comunale Alberto Pardini – svanita l'eco dei proclami…

Torre del Lago, avanti con il rifacimento della Marina. Tofanelli (FDI) e Ferrari (Lega) chiedono rassicurazioni sul buon andamento dei lavori
Il rifacimento della Marina di Torre del Lago sta proseguendo dopo la sospensione stagionale dei lavori, sospensione che ha creato inevitabili difficoltà agli operatori…

La Lista Blu Del Ghingaro accoglie 'a braccia aperte' i nuovi arrivati in giunta
La Lista Blu Del Ghingaro accoglie con soddisfazione le nomine del vice sindaco Gabriele Tomei e degli assessori Marinella Spagnoli, Elisabetta Matteucci e Rodolfo Pasquini

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Quando chi scrive si dedicò alla ricostruzione della vicenda della famiglia Mattei, passata alla storia come la strage di Primavalle in cui il padre e uno dei figli morirono bruciati vivi a seguito di un attentato incendiario, non poteva certo immaginare che le cose sarebbero andate come, poi, sono andate. Accaduta nel 1973, l'autore di queste righe era arrivato nella capitale solo da un anno o poco più. Era impossibile non leggere i giornali e documentarsi su ciò che era successo, soprattutto, perché a quell'età e a quei tempi gli interessi degli adolescenti di allora spesso si imbattevano, sia pure in un universo di ignoranza, con la politica. Tutta la Sinistra, istituzionale e, in particolare, extraparlamentare, aveva preso posizione a favore degli arrestati accusati della strage, alcuni militanti del gruppo Potere Operaio, forse il più aggressivo tra le formazioni della galassia comunista. Addirittura, nel 1975, noi che abitavamo in viale delle Milizie, ci imbattemmo con l'omicidio dello studente greco Mikis Mantakas, aderente al Fronte della gioventù del MSI di Giorgio Almirante. Era avvenuto che proprio quella mattina, dopo l'avvio del processo contro uno dei potenziali assassini di Primavalle, Achille Lollo, erano scoppiati incidenti e un corteo di picchiatori comunisti si era diretto in via Ottaviano assaltando la sede del MSI. Ebbene, ricostruendo la storia di Potere Operaio, apprendemmo la verità e cioè che appena dopo la strage di Primavalle, i vertici dell'organizzazione operaista, da Morucci a Piperno, a Novak a Pace, sapevano benissimo chi erano stati gli autori dell'incendio, un gruppetto di pazzi appartenenti alla sezione di Primavalle di Potere Operaio. Li avevano aiutati, del resto, a fuggire all'estero e a mettersi in salvo senza rivelare cosa era realmente accaduto e lasciando che intellettuali, giornalisti prostituiti alla sinistra - ce ne erano tantissimi allora esattamente come ora - registi, attori, personaggi dello spettacolo, politici si prodigassero nell'appoggio a quei poveri ragazzi che la magistratura si ostinava a perseguitare.
Uno schifo. Una vergogna se si vanno a rileggere gli articoli di quel tempo. Un vomito e sarebbe stato così per anni, Brigate Rosse comprese. Sì, perché il terrorismo ha sempre attirato l'approvazione della base e della gioventù di Sinistra. Così come è stato per la Palestina, per i terroristi di Settembre Nero, quelli che nel 1972 massacrarono gli atleti di Israele alle Olimpiadi di Monaco o anche per coloro che compirono l'attentato all'aeroporto di Fiumicino. La Sinistra studentesca e non solo ha sempre guardato con occhio benevolo ai terroristi islamici così come il partito socialista italiano e Andreotti hanno a loro volta steso un velo pietoso su quello che Gheddafi faceva da queste parti e non solo la Libia. Arafat, del resto, era accolto con tutti gli onori. E Israele veniva giudicato, come oggi, un Paese capitalista innanzitutto, alleato e protetto dagli americani e, quindi, meritevole di essere cancellato.
La domanda è sempre la stessa: perché gli studenti e la Sinistra odiano Israele e sono sistematicamente dalla parte dei tagliagole islamici, un tempo Settembre Nero e altre organizzazioni, oggi Hamas? A nostro avviso la motivazione sta in una violenza e in una ignoranza mostruose che non riescono a comprendere la vera natura dell'universo islamico pronto a tagliarci la gola quando e se, un giorno, riuscirà a prendere il potere. Gli imbecilli che sono al potere a Sinistra, sono esattamente imbecilli come i loro antenati. Bastava che un giovane aprisse la bocca ed ecco subito sdraiarsi e approvare.
Che il mondo vada alla rovescia lo diciamo da sempre e non c'era bisogno di Vannacci con cui, però, andiamo a nozze e che sta movimentando la società. Quelli che un tempo odiavano gli ebrei e li avrebbero volentieri mandati nelle camere a gas, oggi li difendono mentre tutti gli altri, che un tempo si sciacquavano la bocca il 27 gennaio, ora li vorrebbero eliminati dal fiume al mare.
Oggi, in decine di città italiane, un corteo di dementi sfiderà la logica e il buonsenso a favore dei terroristi di Hamas. Noi, come abbiamo sempre fatto, stiamo dalla parte di chi ancora ha il coraggio di alzare la testa e non piegarsi al pensiero unico dominante. E' stato così per il Covid e abbiamo avuto ragione, è ancora così per Gaza. Israele è una democrazia, l'unica in Medio Oriente, e noi siamo con lei.
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"La perfida Albione, dea della sterlina". Così, durante il ventennio fascista, veniva definita, con scherno, la grande democrazia britannica, grazie alla cui determinazione l'Europa non si arrese alle mire egemoniche del Terzo Reich. Una nazione, quella inglese, di consolidata tradizione democratica e parlamentare, retta da un'antica monarchia costituzionale, patria del "Bill of Rights", il codice dei diritti civili di cui possono godere tutti i cittadini. Quegli sberleffi si intensificarono all'indomani delle sanzioni economiche, votate dalla Società delle Nazioni proprio su indicazione di Londra, negli anni a cavallo tra il 1935 e il 1936, contro l'Italia di Mussolini per l'occupazione dell'Etiopia e la cacciata del negus Hailé Selassié. Tuttavia, per ironia della sorte, furono proprio gli inglesi ed i loro alleati americani ad aiutarci, in seguito, a liberare il nostro Paese dall'occupazione nazista e dal residuo regime fascista di Salò, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la conseguente invasione tedesca. Grande potenza navale di antiche tradizioni liberali, l'Inghilterra, nel corso dei secoli, ha saputo conquistare colonie in ogni angolo del mondo, raggiungendo la dimensione di potenza economica e militare globale senza mai recidere, neanche nell'era moderna, il cordone ombelicale con l'America del Nord, antico possedimento inglese costituitosi in Stato autonomo con la Costituzione di Filadelfia del 1787. Indipendenza mirabilmente narrata da Alexis de Tocqueville con il libro “ La democrazia in America”. Sono quegli stessi antichi legami che oggi si rinnovano con la visita di Stato di Donald Trump in Inghilterra, ove il presidente statunitense è stato accolto con un'imponenza cerimoniale senza precedenti. Per farla breve, in un contesto di generale diffidenza e ripicche economiche (dazi, sanzioni, tensioni nei commerci) nei confronti della Vecchia Europa, il gigante d'Oltreoceano ha scelto di fare un'eccezione con gli Inglesi e il loro Paese. Non a caso la politica estera e quella di rivendicazione economica da parte dell'inquilino della Casa Bianca, si è dissolta e addolcita di fronte all'antica madrepatria, al fedele alleato di un tempo che, peraltro, con la Brexit si è svincolato dai vincoli monetari e politici di Bruxelles. Dal canto suo la stessa "Albione" si è mostrata un alleato coerente e fidato degli Usa, pur assumendo posizioni divergenti in varie vicende che interessano il teatro geopolitico europeo, soprattutto per quanto concerne l'invasione russa dell'Ucraina. Per capirci: Keir Starmer, primo ministro del governo di Sua Maestà Carlo III, laburista e quindi distante dalla visione neoconservatrice del miliardario newyorkese che governa gli States, ha assunto decisioni tra le più ferme nei confronti di Putin. Ha fornito armi non solo difensive a Kiev e, per questo, è stato più volte minacciato dai tirapiedi del satrapo che spadroneggia al Cremlino. Ha inasprito le sanzioni economiche e si è dichiarato propenso anche ad inviare truppe sul campo di battaglia per frenare lo strapotere dell’Armata Rossa nel Donbass. Un atteggiamento consono e condiviso sia dal Parlamento che dall'opinione pubblica inglese, ove i profeti disarmati, i maîtres à penser della pace ad ogni costo, non godono certo né di credito né di popolarità. Una politica che non contempla le mezze misure, le mezze vergini tra i politici oppure i pannicelli caldi tra le cose da decidere. Per dirla tutta, uno come il "nostro" Matteo Salvini non verrebbe preso in alcuna considerazione, né sarebbero degne di nota le ambiguità di un soggetto che ha sempre oscillato tra due posizioni in aperto contrasto tra loro: da un lato la solidarietà alla politica del governo Meloni dall'altro il perenne e strumentale distinguo con l'Europa e con la politica estera italiana. Una contorsione che, alla fine, rischia di rivelarsi solidale con gli interessi di Putin, sia nelle vicende ucraine che nei rapporti con la Russia in quanto tale. In fondo l'idiosincrasia salviniana nei confronti del governo di Bruxelles, espressione residuale dei "sovranisti", si mostra in perfetta sintonia con il nazionalismo di Orbán e di Marine Le Pen in uno con le mille perplessità verso un esercito europeo corroborato da quel pacifismo farlocco che, alla fine, dovrebbe sfociare nel cappio stretto attorno al collo di Zelensky e della sua nazione, invasa e massacrata dal genocidio che compiono i russi. Una rivisitazione, da parte del segretario della Lega, della teoria autonomista ed eccentrica della Padania rispetto al resto della nazione, tesi riformulata dopo aver fallito con la svolta unitaria tra Nord e Sud, ai bei tempi delle vacche grasse elettorali!! Ecco allora che preferiamo Albione alla Padania, perché almeno nella prima chi perde va a casa mentre, nel caso del ministro dei Trasporti, ha potuto entrare in due governi (Conte e Meloni) di segno politico diametralmente opposto depauperando milioni di voti che gli erano piovuti addosso nella fase post Berlusconiana. Tuttavia e’ restato comunque in sella come leader di partito. In Inghilterra invece gli sfratti dei politici perdenti non contemplano eccezioni.


